Domenica del Battesimo di Gesù

L‘arte

Giacinto Montella, Battesimo di Gesù, olio su tela, 240×360, coll.priv.

L’arte

 

Giacinto Montella, pittore,è nato a Napoli nel 1946 dove vive ed opera. Di lui non sappiamo gran che, ma sorprendono leevidenti qualità artistiche pur essendo un autodidatta. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive sempre con grande successo di pubblico e critica. Opere significative della sua produzione si trovano in varie gallerie.L’indole descrittiva e realisticanon nasconde però ampie citazioni, di cui non sappiamo quanto l’artista fosse consapevole al momento della realizzazione. Possiamo riconoscere la decisa declinazione manierista, quella che oggi si ripropone in molti pittori cd.iperrealisti.

Leggiamo quest’opera, di grandi dimensioni e ricca di particolari, ove l’attenta resa figurativa e virtuosisticasono presenti su ogni centimetro di tela. Sulla linea delle citazioni riconosciamo alcuni volti (quelli scuri a destra) che sembrano prelevati dal Caravaggio, mentre a sinistra (in alto) ilgiovaneche indica la colomba dello Spirito Santo sembra “caduto dal cielo della Sistina” michelangiolesca. Il volto e il corpo di Gesù sono un misto fra Durer, Leonardo e l’Uomo della Sindone… La donna (a destra in alto) che reca l’asciugatoio è tipicamente classica (Poussin, Delatour, Canova…). È curioso analizzare su questa linea la serie di personaggi che si affastellano attorno al Cristo, sceso nel Giordano, e a Giovanni il Battezzatore. Ci stupisce l’impianto iconografico che in parte si discosta dallo schematismo tradizionale, codificato da unamultisecolare tradizione cristiana. Ma l’artista conserva, anche quando cita i grandi Maestri, un che dipopolare. Potremmo paragonarlo all’opera degli artigiani presepisti di Via San Gregorio Armeno: le vesti e i corpi, i colori e gli sfumati paiono altrettante statuette di questo singolare presepe napoletano allestito in verticale. Nella scena centrale il Battista regge con la sinistra un bastone e con la destra versa l’acqua con una conchiglia, mentre una colomba gli sta sopra e il vento scompiglia le vesti.Gesùobbedisce al progetto del Padre e discende nei “bassi”, fra la gente, fra il popolo: è un mondo di fragilità, di debolezza, di stracci e sporcizia. È una Napoli caotica e confusionaria che scende a bagnarsi sulla splendida e frastagliata insenatura partenopea. Laddove le donne scendono con i panni e con i bambini, là dove i pescatori cercano riposo dopo il lavoro notturno alcuni hanno notato l’improvviso squarcio di luce che si riverbera nella baia, e forse questo “aleggiare” su Gesù. I bambini sono incuriositi, mentre un taleche aspetta il suo turno, incurante,si sta spogliando. Una sorta di profeta regge un grande libro indicando una corrispondenza: ciò che stava leggeva ora si compie. È laBuona notizia, annunciata ai poveri.

G.P.

Intro

 

L’evangelista Marco racconta il battesimo di Gesù con l’abituale sobrietà. Non ha parlato (e non parlerà) della nascita di Gesù, e nemmeno della sua infanzia. Per lui, tutto ha inizio col battesimo di Gesù. I pochi versetti dedicati alla missione di Giovanni richiamano e riassumono in breve la lunga attesa, da parte dell’umanità, della venuta del Salvatore. La missione del Salvatore comincia con il far passare in secondo piano il precursore, il quale, potendo proporre soltanto un battesimo d’acqua, lascia il posto a colui che battezzerà nello Spirito Santo. Comincia una nuova era, una creazione assolutamente nuova. Il Creatore prende il posto della creatura. Il Salvatore scende nel Giordano come un peccatore, il giudice di questo mondo fa la parte di un nuovo Adamo. Gesù esce dall’acqua e intraprende la propria missione, come all’inizio l’uomo fu plasmato dal fango, mentre un flutto risaliva dalla terra e bagnava la superficie del suolo (Gen 2,6). Gesù riceve lo Spirito Santo come già un tempo: “Dio… soffiò nelle sue narici un alito di vita” (Gen 2,7). E Gesù, secondo Marco, diviene l’uomo nuovo, proprio come di Adamo si dice: “E l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). L’umanità ricomincia allora, col battesimo di Gesù, su basi nuove. Dovrà ancora passare attraverso l’esperienza della morte ed entrare quindi nella gloria della risurrezione. Dovrà ancora, e deve tuttora, trasformarsi lentamente in ogni uomo, aspettando il giorno in cui “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi… Ed egli… riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo” (Mc 13,26-27). Allora non ci sarà più battesimo (At 21).

Il vangelo

 

Mc 1,7-11Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Le parole

Giovanni Battista è un profeta che grida! Non per sobillare la folla ma per concentrare chi gli sta vicino sul mistero che ha scoperto:”Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”.
Quando Gesù lo incontra per scendere nelle acque qualche cosa muta. Nel Battesimo di Giovanni Battista avviene una novità: non una parola, non un gesto ma la persona di Gesù.

Il più forte. Se Gesù, stando alle parole di Giovanni, è più forte e non può, per la sua indegnità, sciogliergli i lacci dei vecchi calzari per allacciargli quelli della festa di nozze, perché egli è lo Sposo.

Immersione: quale il significato ha dunque la sua immersione nell’acqua? Gesù con questo suo gesto compie la volontà del Padre che lo ha inviato, assimilandosi al mondo peccatore, ad Adamo e come Nuovo Adamo (privo di peccato).

Morte. L’immersione nell’acqua allude profeticamente all’affogare nella morte. Ma quando Gesù riemerge lo Spirito Santo agirà con Lui per un tempo nuovo. La Morte nel battesimo viene trasfigurata per il credente come germe e promessa di Vita nuova in Dio, all’interno della vita trinitaria.

Acqua e Spirito. Il battesimo che Gesù inaugurerà sarà quello nello Spirito Santo disceso su di Lui dopo l’immersione, Spirito che santificherà le acque del Giordano e tutte le acque del battesimo.

Avviene un’epifania perché i cieli si aprono. Per la tradizione del Primo Testamento l’aprirsi dei cieli era ben conosciuto come evento. La barriera fra cielo e terra non esisteva più, direttamente ci si trovava collegati con l’Altissimo. Il Padre testimonia il Figlio, lo Spirito scende su di Lui: l’epifania trinitaria si manifesta.

La colomba che aleggia sulle acque si libra su Gesù come si librava sui piccoli nel nido al momento della creazione. La colomba che portò il ramo d’ulivo nel becco quando ritornava all’arca allude al mistero di nuova creazione.

Con la visione ecco anche la voce che rende ufficiale la missione di Gesù e garantisce la sua identità.
Egli è il Figlio, così si qualifica il legame unico che lo lega all’Altissimo come Figlio amato. Tutto l’amore del Padre è rivelato in queste scarne parole. Egli, l’Eletto, viene inviatodal Padre investito della pienezza dello Spirito per la missione.Il Padre si compiace per un fatto già avvenuto nell’anticipazione profetica: tutto si sta compiendo secondo la sua volontà nel Cristo (consacrato) e mandato.

Il nostro Battesimo ci ha resi figli di Dio, partecipi della teofania trinitaria: essa può risplendere in ogni nostra azione, pur fra le difficoltà o crisi che ci stanno travolgendo: siamo già vincitori della morte e vivi della vita di Dio.

La teologia (H.U. von Balthasar)

 

Is 55, 1-11; 1 Gv5, 1-9; Mc 1, 7-11

Il tema che unisce i testi della festa odierna è meno l’atto del battesimo che la congiunzione tra acqua e salvezza. L’acqua è l’immagine significativa della grazia gratis donata e a un tempo purificante e refrigerante.

  1. Acqua e Spirito. Il Vangelo, che descrive il battesimo del Signore, fa aprire il cielo sulla sua obbediente partecipazione al battesimo di acqua alla fine dell’Antico Patto e fa librarsi lo Spirito sopra il battezzato, e il Padre lo dichiara suo Figlio diletto: modello di tutti coloro che dopo di lui riceveranno il battesimo cristiano: tutti riceveranno lo Spirito dall’alto e saranno rigenerati a figli di Dio. L’acqua terrena vieneassunta nell’evento trinitario del battesimo di Gesù: ciò che era finora un simbolo ora diventa parte di un sacramento, una parte insostituibile chi sarà «rigenerato dall’acqua e dallo Spirito» (Gv 3, 5), e avrà parte alla vita divina. Il Figlio incarnato si immerge nella storia della salvezza ed assume gli antichi segni – come la traversata salvifica nel diluvio (1 Pt 3, 21s.), l’immersione del popolo nell’abisso del mare (1 Cor 10,1-2) e infine il battesimo di Giovanni – li assumenel nuovo, trinitario evento salvifico.
  2. Acqua gratis. Nella prima lettura l’acqua diventa in anticipo immagine della grazia data dall’alto, senza di cui il terreno, ma anche l’assetato cuore dell’uomo, rimarrebbe asciutto. «Orsù voi che avete sete, venite tutti all’acqua, comperate senza denaro!». Tutto ciò che dev’essere acquistato con denaro «non nutre» e «non rende sazi». Con Dio non c’è nessun rapporto di scambio, bisogna semplicemente ricevere i suoi doni, che vengono paragonati con la «pioggia» che cade dal cielo, senza di cui niente germoglia sulla terra e non si ha nessun pane (v. 10). Solo ciò che viene innaffiato a partire da Dio è in grado di restituire a Dio nella pioggia da lui mandata il giusto frutto: nella parola di Dio possiamo parlare a lui, nel suo Spirito possiamo essere rigenerati per mezzo di lui.
  3. Acqua e sangue. La seconda lettura non si accontenta di «Spirito e acqua», occorre come terzo anche il sangue, quel sangue, che insieme con l’acqua scorre dal costato trafitto di Cristo. Colui che viene definito nel battesimo del Padre come il Figlio diletto ed eletto, è quello scelto per la croce, dove darà compimento a tutta la volontà del Dio trinitario. Ora «i tre, Spirito, acqua e sangue» sono diventati una unica «testimonianza per suo Figlio». Ogni battezzato deve comprendere che deve la sua figliolanza divina a questa unità di acqua e di sangue: (la morte) di Cristo; chi col battesimo entra nella vita di Cristo dovrà in qualche modo andare fino alla sua fine, per rendere testimonianza «insieme con lo Spirito» (Gv 15, 26-27) per la fede a Cristo.

L‘arte

Giacinto Montella, Battesimo di Gesù, olio su tela, 240×360, coll.priv.

 

 

L’arte

 

Giacinto Montella, pittore,è nato a Napoli nel 1946 dove vive ed opera. Di lui non sappiamo gran che, ma sorprendono leevidenti qualità artistiche pur essendo un autodidatta. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive sempre con grande successo di pubblico e critica. Opere significative della sua produzione si trovano in varie gallerie.L’indole descrittiva e realisticanon nasconde però ampie citazioni, di cui non sappiamo quanto l’artista fosse consapevole al momento della realizzazione. Possiamo riconoscere la decisa declinazione manierista, quella che oggi si ripropone in molti pittori cd.iperrealisti.

Leggiamo quest’opera, di grandi dimensioni e ricca di particolari, ove l’attenta resa figurativa e virtuosisticasono presenti su ogni centimetro di tela. Sulla linea delle citazioni riconosciamo alcuni volti (quelli scuri a destra) che sembrano prelevati dal Caravaggio, mentre a sinistra (in alto) ilgiovaneche indica la colomba dello Spirito Santo sembra “caduto dal cielo della Sistina” michelangiolesca. Il volto e il corpo di Gesù sono un misto fra Durer, Leonardo e l’Uomo della Sindone… La donna (a destra in alto) che reca l’asciugatoio è tipicamente classica (Poussin, Delatour, Canova…). È curioso analizzare su questa linea la serie di personaggi che si affastellano attorno al Cristo, sceso nel Giordano, e a Giovanni il Battezzatore. Ci stupisce l’impianto iconografico che in parte si discosta dallo schematismo tradizionale, codificato da unamultisecolare tradizione cristiana. Ma l’artista conserva, anche quando cita i grandi Maestri, un che dipopolare. Potremmo paragonarlo all’opera degli artigiani presepisti di Via San Gregorio Armeno: le vesti e i corpi, i colori e gli sfumati paiono altrettante statuette di questo singolare presepe napoletano allestito in verticale. Nella scena centrale il Battista regge con la sinistra un bastone e con la destra versa l’acqua con una conchiglia, mentre una colomba gli sta sopra e il vento scompiglia le vesti.Gesùobbedisce al progetto del Padre e discende nei “bassi”, fra la gente, fra il popolo: è un mondo di fragilità, di debolezza, di stracci e sporcizia. È una Napoli caotica e confusionaria che scende a bagnarsi sulla splendida e frastagliata insenatura partenopea. Laddove le donne scendono con i panni e con i bambini, là dove i pescatori cercano riposo dopo il lavoro notturno alcuni hanno notato l’improvviso squarcio di luce che si riverbera nella baia, e forse questo “aleggiare” su Gesù. I bambini sono incuriositi, mentre un taleche aspetta il suo turno, incurante,si sta spogliando. Una sorta di profeta regge un grande libro indicando una corrispondenza: ciò che stava leggeva ora si compie. È laBuona notizia, annunciata ai poveri.

G.P.

 

Intro

 

L’evangelista Marco racconta il battesimo di Gesù con l’abituale sobrietà. Non ha parlato (e non parlerà) della nascita di Gesù, e nemmeno della sua infanzia. Per lui, tutto ha inizio col battesimo di Gesù. I pochi versetti dedicati alla missione di Giovanni richiamano e riassumono in breve la lunga attesa, da parte dell’umanità, della venuta del Salvatore. La missione del Salvatore comincia con il far passare in secondo piano il precursore, il quale, potendo proporre soltanto un battesimo d’acqua, lascia il posto a colui che battezzerà nello Spirito Santo. Comincia una nuova era, una creazione assolutamente nuova. Il Creatore prende il posto della creatura. Il Salvatore scende nel Giordano come un peccatore, il giudice di questo mondo fa la parte di un nuovo Adamo. Gesù esce dall’acqua e intraprende la propria missione, come all’inizio l’uomo fu plasmato dal fango, mentre un flutto risaliva dalla terra e bagnava la superficie del suolo (Gen 2,6). Gesù riceve lo Spirito Santo come già un tempo: “Dio… soffiò nelle sue narici un alito di vita” (Gen 2,7). E Gesù, secondo Marco, diviene l’uomo nuovo, proprio come di Adamo si dice: “E l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). L’umanità ricomincia allora, col battesimo di Gesù, su basi nuove. Dovrà ancora passare attraverso l’esperienza della morte ed entrare quindi nella gloria della risurrezione. Dovrà ancora, e deve tuttora, trasformarsi lentamente in ogni uomo, aspettando il giorno in cui “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi… Ed egli… riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo” (Mc 13,26-27). Allora non ci sarà più battesimo (At 21).

 

 

 

 

Il vangelo

 

Mc 1,7-11Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Le parole


Giovanni Battista è un profeta che grida! Non per sobillare la folla ma per concentrare chi gli sta vicino sul mistero che ha scoperto:”Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”.
Quando Gesù lo incontra per scendere nelle acque qualche cosa muta. Nel Battesimo di Giovanni Battista avviene una novità: non una parola, non un gesto ma la persona di Gesù.

Il più forte. Se Gesù, stando alle parole di Giovanni, è più forte e non può, per la sua indegnità, sciogliergli i lacci dei vecchi calzari per allacciargli quelli della festa di nozze, perché egli è lo Sposo.

 

Immersione: quale il significato ha dunque la sua immersione nell’acqua? Gesù con questo suo gesto compie la volontà del Padre che lo ha inviato, assimilandosi al mondo peccatore, ad Adamo e come Nuovo Adamo (privo di peccato).

Morte. L’immersione nell’acqua allude profeticamente all’affogare nella morte. Ma quando Gesù riemerge lo Spirito Santo agirà con Lui per un tempo nuovo. La Morte nel battesimo viene trasfigurata per il credente come germe e promessa di Vita nuova in Dio, all’interno della vita trinitaria.

 

Acqua e Spirito. Il battesimo che Gesù inaugurerà sarà quello nello Spirito Santo disceso su di Lui dopo l’immersione, Spirito che santificherà le acque del Giordano e tutte le acque del battesimo.

Avviene un’epifania perché i cieli si aprono. Per la tradizione del Primo Testamento l’aprirsi dei cieli era ben conosciuto come evento. La barriera fra cielo e terra non esisteva più, direttamente ci si trovava collegati con l’Altissimo. Il Padre testimonia il Figlio, lo Spirito scende su di Lui: l’epifania trinitaria si manifesta.

La colomba che aleggia sulle acque si libra su Gesù come si librava sui piccoli nel nido al momento della creazione. La colomba che portò il ramo d’ulivo nel becco quando ritornava all’arca allude al mistero di nuova creazione.

Con la visione ecco anche la voce che rende ufficiale la missione di Gesù e garantisce la sua identità.
Egli è il Figlio, così si qualifica il legame unico che lo lega all’Altissimo come Figlio amato. Tutto l’amore del Padre è rivelato in queste scarne parole. Egli, l’Eletto, viene inviatodal Padre investito della pienezza dello Spirito per la missione.Il Padre si compiace per un fatto già avvenuto nell’anticipazione profetica: tutto si sta compiendo secondo la sua volontà nel Cristo (consacrato) e mandato.

Il nostro Battesimo ci ha resi figli di Dio, partecipi della teofania trinitaria: essa può risplendere in ogni nostra azione, pur fra le difficoltà o crisi che ci stanno travolgendo: siamo già vincitori della morte e vivi della vita di Dio.

 

La teologia (H.U. von Balthasar)

 

Is 55, 1-11; 1 Gv5, 1-9; Mc 1, 7-11

Il tema che unisce i testi della festa odierna è meno l’atto del battesimo che la congiunzione tra acqua e salvezza. L’acqua è l’immagine significativa della grazia gratis donata e a un tempo purificante e refrigerante.

  1. Acqua e Spirito. Il Vangelo, che descrive il battesimo del Signore, fa aprire il cielo sulla sua obbediente partecipazione al battesimo di acqua alla fine dell’Antico Patto e fa librarsi lo Spirito sopra il battezzato, e il Padre lo dichiara suo Figlio diletto: modello di tutti coloro che dopo di lui riceveranno il battesimo cristiano: tutti riceveranno lo Spirito dall’alto e saranno rigenerati a figli di Dio. L’acqua terrena vieneassunta nell’evento trinitario del battesimo di Gesù: ciò che era finora un simbolo ora diventa parte di un sacramento, una parte insostituibile chi sarà «rigenerato dall’acqua e dallo Spirito» (Gv 3, 5), e avrà parte alla vita divina. Il Figlio incarnato si immerge nella storia della salvezza ed assume gli antichi segni – come la traversata salvifica nel diluvio (1 Pt 3, 21s.), l’immersione del popolo nell’abisso del mare (1 Cor 10,1-2) e infine il battesimo di Giovanni – li assumenel nuovo, trinitario evento salvifico.
  2. Acqua gratis. Nella prima lettura l’acqua diventa in anticipo immagine della grazia data dall’alto, senza di cui il terreno, ma anche l’assetato cuore dell’uomo, rimarrebbe asciutto. «Orsù voi che avete sete, venite tutti all’acqua, comperate senza denaro!». Tutto ciò che dev’essere acquistato con denaro «non nutre» e «non rende sazi». Con Dio non c’è nessun rapporto di scambio, bisogna semplicemente ricevere i suoi doni, che vengono paragonati con la «pioggia» che cade dal cielo, senza di cui niente germoglia sulla terra e non si ha nessun pane (v. 10). Solo ciò che viene innaffiato a partire da Dio è in grado di restituire a Dio nella pioggia da lui mandata il giusto frutto: nella parola di Dio possiamo parlare a lui, nel suo Spirito possiamo essere rigenerati per mezzo di lui.
  3. Acqua e sangue. La seconda lettura non si accontenta di «Spirito e acqua», occorre come terzo anche il sangue, quel sangue, che insieme con l’acqua scorre dal costato trafitto di Cristo. Colui che viene definito nel battesimo del Padre come il Figlio diletto ed eletto, è quello scelto per la croce, dove darà compimento a tutta la volontà del Dio trinitario. Ora «i tre, Spirito, acqua e sangue» sono diventati una unica «testimonianza per suo Figlio». Ogni battezzato deve comprendere che deve la sua figliolanza divina a questa unità di acqua e di sangue: (la morte) di Cristo; chi col battesimo entra nella vita di Cristo dovrà in qualche modo andare fino alla sua fine, per rendere testimonianza «insieme con lo Spirito» (Gv 15, 26-27) per la fede a Cristo.

L‘arte

Giacinto Montella, Battesimo di Gesù, olio su tela, 240×360, coll.priv.

 

 

L’arte

 

Giacinto Montella, pittore,è nato a Napoli nel 1946 dove vive ed opera. Di lui non sappiamo gran che, ma sorprendono leevidenti qualità artistiche pur essendo un autodidatta. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive sempre con grande successo di pubblico e critica. Opere significative della sua produzione si trovano in varie gallerie.L’indole descrittiva e realisticanon nasconde però ampie citazioni, di cui non sappiamo quanto l’artista fosse consapevole al momento della realizzazione. Possiamo riconoscere la decisa declinazione manierista, quella che oggi si ripropone in molti pittori cd.iperrealisti.

Leggiamo quest’opera, di grandi dimensioni e ricca di particolari, ove l’attenta resa figurativa e virtuosisticasono presenti su ogni centimetro di tela. Sulla linea delle citazioni riconosciamo alcuni volti (quelli scuri a destra) che sembrano prelevati dal Caravaggio, mentre a sinistra (in alto) ilgiovaneche indica la colomba dello Spirito Santo sembra “caduto dal cielo della Sistina” michelangiolesca. Il volto e il corpo di Gesù sono un misto fra Durer, Leonardo e l’Uomo della Sindone… La donna (a destra in alto) che reca l’asciugatoio è tipicamente classica (Poussin, Delatour, Canova…). È curioso analizzare su questa linea la serie di personaggi che si affastellano attorno al Cristo, sceso nel Giordano, e a Giovanni il Battezzatore. Ci stupisce l’impianto iconografico che in parte si discosta dallo schematismo tradizionale, codificato da unamultisecolare tradizione cristiana. Ma l’artista conserva, anche quando cita i grandi Maestri, un che dipopolare. Potremmo paragonarlo all’opera degli artigiani presepisti di Via San Gregorio Armeno: le vesti e i corpi, i colori e gli sfumati paiono altrettante statuette di questo singolare presepe napoletano allestito in verticale. Nella scena centrale il Battista regge con la sinistra un bastone e con la destra versa l’acqua con una conchiglia, mentre una colomba gli sta sopra e il vento scompiglia le vesti.Gesùobbedisce al progetto del Padre e discende nei “bassi”, fra la gente, fra il popolo: è un mondo di fragilità, di debolezza, di stracci e sporcizia. È una Napoli caotica e confusionaria che scende a bagnarsi sulla splendida e frastagliata insenatura partenopea. Laddove le donne scendono con i panni e con i bambini, là dove i pescatori cercano riposo dopo il lavoro notturno alcuni hanno notato l’improvviso squarcio di luce che si riverbera nella baia, e forse questo “aleggiare” su Gesù. I bambini sono incuriositi, mentre un taleche aspetta il suo turno, incurante,si sta spogliando. Una sorta di profeta regge un grande libro indicando una corrispondenza: ciò che stava leggeva ora si compie. È laBuona notizia, annunciata ai poveri.

G.P.

 

Intro

 

L’evangelista Marco racconta il battesimo di Gesù con l’abituale sobrietà. Non ha parlato (e non parlerà) della nascita di Gesù, e nemmeno della sua infanzia. Per lui, tutto ha inizio col battesimo di Gesù. I pochi versetti dedicati alla missione di Giovanni richiamano e riassumono in breve la lunga attesa, da parte dell’umanità, della venuta del Salvatore. La missione del Salvatore comincia con il far passare in secondo piano il precursore, il quale, potendo proporre soltanto un battesimo d’acqua, lascia il posto a colui che battezzerà nello Spirito Santo. Comincia una nuova era, una creazione assolutamente nuova. Il Creatore prende il posto della creatura. Il Salvatore scende nel Giordano come un peccatore, il giudice di questo mondo fa la parte di un nuovo Adamo. Gesù esce dall’acqua e intraprende la propria missione, come all’inizio l’uomo fu plasmato dal fango, mentre un flutto risaliva dalla terra e bagnava la superficie del suolo (Gen 2,6). Gesù riceve lo Spirito Santo come già un tempo: “Dio… soffiò nelle sue narici un alito di vita” (Gen 2,7). E Gesù, secondo Marco, diviene l’uomo nuovo, proprio come di Adamo si dice: “E l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). L’umanità ricomincia allora, col battesimo di Gesù, su basi nuove. Dovrà ancora passare attraverso l’esperienza della morte ed entrare quindi nella gloria della risurrezione. Dovrà ancora, e deve tuttora, trasformarsi lentamente in ogni uomo, aspettando il giorno in cui “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi… Ed egli… riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo” (Mc 13,26-27). Allora non ci sarà più battesimo (At 21).

 

 

 

 

Il vangelo

 

Mc 1,7-11Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Le parole


Giovanni Battista è un profeta che grida! Non per sobillare la folla ma per concentrare chi gli sta vicino sul mistero che ha scoperto:”Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”.
Quando Gesù lo incontra per scendere nelle acque qualche cosa muta. Nel Battesimo di Giovanni Battista avviene una novità: non una parola, non un gesto ma la persona di Gesù.

Il più forte. Se Gesù, stando alle parole di Giovanni, è più forte e non può, per la sua indegnità, sciogliergli i lacci dei vecchi calzari per allacciargli quelli della festa di nozze, perché egli è lo Sposo.

 

Immersione: quale il significato ha dunque la sua immersione nell’acqua? Gesù con questo suo gesto compie la volontà del Padre che lo ha inviato, assimilandosi al mondo peccatore, ad Adamo e come Nuovo Adamo (privo di peccato).

Morte. L’immersione nell’acqua allude profeticamente all’affogare nella morte. Ma quando Gesù riemerge lo Spirito Santo agirà con Lui per un tempo nuovo. La Morte nel battesimo viene trasfigurata per il credente come germe e promessa di Vita nuova in Dio, all’interno della vita trinitaria.

 

Acqua e Spirito. Il battesimo che Gesù inaugurerà sarà quello nello Spirito Santo disceso su di Lui dopo l’immersione, Spirito che santificherà le acque del Giordano e tutte le acque del battesimo.

Avviene un’epifania perché i cieli si aprono. Per la tradizione del Primo Testamento l’aprirsi dei cieli era ben conosciuto come evento. La barriera fra cielo e terra non esisteva più, direttamente ci si trovava collegati con l’Altissimo. Il Padre testimonia il Figlio, lo Spirito scende su di Lui: l’epifania trinitaria si manifesta.

La colomba che aleggia sulle acque si libra su Gesù come si librava sui piccoli nel nido al momento della creazione. La colomba che portò il ramo d’ulivo nel becco quando ritornava all’arca allude al mistero di nuova creazione.

Con la visione ecco anche la voce che rende ufficiale la missione di Gesù e garantisce la sua identità.
Egli è il Figlio, così si qualifica il legame unico che lo lega all’Altissimo come Figlio amato. Tutto l’amore del Padre è rivelato in queste scarne parole. Egli, l’Eletto, viene inviatodal Padre investito della pienezza dello Spirito per la missione.Il Padre si compiace per un fatto già avvenuto nell’anticipazione profetica: tutto si sta compiendo secondo la sua volontà nel Cristo (consacrato) e mandato.

Il nostro Battesimo ci ha resi figli di Dio, partecipi della teofania trinitaria: essa può risplendere in ogni nostra azione, pur fra le difficoltà o crisi che ci stanno travolgendo: siamo già vincitori della morte e vivi della vita di Dio.

 

La teologia (H.U. von Balthasar)

 

Is 55, 1-11; 1 Gv5, 1-9; Mc 1, 7-11

Il tema che unisce i testi della festa odierna è meno l’atto del battesimo che la congiunzione tra acqua e salvezza. L’acqua è l’immagine significativa della grazia gratis donata e a un tempo purificante e refrigerante.

  1. Acqua e Spirito. Il Vangelo, che descrive il battesimo del Signore, fa aprire il cielo sulla sua obbediente partecipazione al battesimo di acqua alla fine dell’Antico Patto e fa librarsi lo Spirito sopra il battezzato, e il Padre lo dichiara suo Figlio diletto: modello di tutti coloro che dopo di lui riceveranno il battesimo cristiano: tutti riceveranno lo Spirito dall’alto e saranno rigenerati a figli di Dio. L’acqua terrena vieneassunta nell’evento trinitario del battesimo di Gesù: ciò che era finora un simbolo ora diventa parte di un sacramento, una parte insostituibile chi sarà «rigenerato dall’acqua e dallo Spirito» (Gv 3, 5), e avrà parte alla vita divina. Il Figlio incarnato si immerge nella storia della salvezza ed assume gli antichi segni – come la traversata salvifica nel diluvio (1 Pt 3, 21s.), l’immersione del popolo nell’abisso del mare (1 Cor 10,1-2) e infine il battesimo di Giovanni – li assumenel nuovo, trinitario evento salvifico.
  2. Acqua gratis. Nella prima lettura l’acqua diventa in anticipo immagine della grazia data dall’alto, senza di cui il terreno, ma anche l’assetato cuore dell’uomo, rimarrebbe asciutto. «Orsù voi che avete sete, venite tutti all’acqua, comperate senza denaro!». Tutto ciò che dev’essere acquistato con denaro «non nutre» e «non rende sazi». Con Dio non c’è nessun rapporto di scambio, bisogna semplicemente ricevere i suoi doni, che vengono paragonati con la «pioggia» che cade dal cielo, senza di cui niente germoglia sulla terra e non si ha nessun pane (v. 10). Solo ciò che viene innaffiato a partire da Dio è in grado di restituire a Dio nella pioggia da lui mandata il giusto frutto: nella parola di Dio possiamo parlare a lui, nel suo Spirito possiamo essere rigenerati per mezzo di lui.
  3. Acqua e sangue. La seconda lettura non si accontenta di «Spirito e acqua», occorre come terzo anche il sangue, quel sangue, che insieme con l’acqua scorre dal costato trafitto di Cristo. Colui che viene definito nel battesimo del Padre come il Figlio diletto ed eletto, è quello scelto per la croce, dove darà compimento a tutta la volontà del Dio trinitario. Ora «i tre, Spirito, acqua e sangue» sono diventati una unica «testimonianza per suo Figlio». Ogni battezzato deve comprendere che deve la sua figliolanza divina a questa unità di acqua e di sangue: (la morte) di Cristo; chi col battesimo entra nella vita di Cristo dovrà in qualche modo andare fino alla sua fine, per rendere testimonianza «insieme con lo Spirito» (Gv 15, 26-27) per la fede a Cristo.

L‘arte

Giacinto Montella, Battesimo di Gesù, olio su tela, 240×360, coll.priv.

 

 

L’arte

 

Giacinto Montella, pittore,è nato a Napoli nel 1946 dove vive ed opera. Di lui non sappiamo gran che, ma sorprendono leevidenti qualità artistiche pur essendo un autodidatta. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive sempre con grande successo di pubblico e critica. Opere significative della sua produzione si trovano in varie gallerie.L’indole descrittiva e realisticanon nasconde però ampie citazioni, di cui non sappiamo quanto l’artista fosse consapevole al momento della realizzazione. Possiamo riconoscere la decisa declinazione manierista, quella che oggi si ripropone in molti pittori cd.iperrealisti.

Leggiamo quest’opera, di grandi dimensioni e ricca di particolari, ove l’attenta resa figurativa e virtuosisticasono presenti su ogni centimetro di tela. Sulla linea delle citazioni riconosciamo alcuni volti (quelli scuri a destra) che sembrano prelevati dal Caravaggio, mentre a sinistra (in alto) ilgiovaneche indica la colomba dello Spirito Santo sembra “caduto dal cielo della Sistina” michelangiolesca. Il volto e il corpo di Gesù sono un misto fra Durer, Leonardo e l’Uomo della Sindone… La donna (a destra in alto) che reca l’asciugatoio è tipicamente classica (Poussin, Delatour, Canova…). È curioso analizzare su questa linea la serie di personaggi che si affastellano attorno al Cristo, sceso nel Giordano, e a Giovanni il Battezzatore. Ci stupisce l’impianto iconografico che in parte si discosta dallo schematismo tradizionale, codificato da unamultisecolare tradizione cristiana. Ma l’artista conserva, anche quando cita i grandi Maestri, un che dipopolare. Potremmo paragonarlo all’opera degli artigiani presepisti di Via San Gregorio Armeno: le vesti e i corpi, i colori e gli sfumati paiono altrettante statuette di questo singolare presepe napoletano allestito in verticale. Nella scena centrale il Battista regge con la sinistra un bastone e con la destra versa l’acqua con una conchiglia, mentre una colomba gli sta sopra e il vento scompiglia le vesti.Gesùobbedisce al progetto del Padre e discende nei “bassi”, fra la gente, fra il popolo: è un mondo di fragilità, di debolezza, di stracci e sporcizia. È una Napoli caotica e confusionaria che scende a bagnarsi sulla splendida e frastagliata insenatura partenopea. Laddove le donne scendono con i panni e con i bambini, là dove i pescatori cercano riposo dopo il lavoro notturno alcuni hanno notato l’improvviso squarcio di luce che si riverbera nella baia, e forse questo “aleggiare” su Gesù. I bambini sono incuriositi, mentre un taleche aspetta il suo turno, incurante,si sta spogliando. Una sorta di profeta regge un grande libro indicando una corrispondenza: ciò che stava leggeva ora si compie. È laBuona notizia, annunciata ai poveri.

G.P.

 

Intro

 

L’evangelista Marco racconta il battesimo di Gesù con l’abituale sobrietà. Non ha parlato (e non parlerà) della nascita di Gesù, e nemmeno della sua infanzia. Per lui, tutto ha inizio col battesimo di Gesù. I pochi versetti dedicati alla missione di Giovanni richiamano e riassumono in breve la lunga attesa, da parte dell’umanità, della venuta del Salvatore. La missione del Salvatore comincia con il far passare in secondo piano il precursore, il quale, potendo proporre soltanto un battesimo d’acqua, lascia il posto a colui che battezzerà nello Spirito Santo. Comincia una nuova era, una creazione assolutamente nuova. Il Creatore prende il posto della creatura. Il Salvatore scende nel Giordano come un peccatore, il giudice di questo mondo fa la parte di un nuovo Adamo. Gesù esce dall’acqua e intraprende la propria missione, come all’inizio l’uomo fu plasmato dal fango, mentre un flutto risaliva dalla terra e bagnava la superficie del suolo (Gen 2,6). Gesù riceve lo Spirito Santo come già un tempo: “Dio… soffiò nelle sue narici un alito di vita” (Gen 2,7). E Gesù, secondo Marco, diviene l’uomo nuovo, proprio come di Adamo si dice: “E l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). L’umanità ricomincia allora, col battesimo di Gesù, su basi nuove. Dovrà ancora passare attraverso l’esperienza della morte ed entrare quindi nella gloria della risurrezione. Dovrà ancora, e deve tuttora, trasformarsi lentamente in ogni uomo, aspettando il giorno in cui “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi… Ed egli… riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo” (Mc 13,26-27). Allora non ci sarà più battesimo (At 21).

 

 

 

 

Il vangelo

 

Mc 1,7-11Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Le parole


Giovanni Battista è un profeta che grida! Non per sobillare la folla ma per concentrare chi gli sta vicino sul mistero che ha scoperto:”Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”.
Quando Gesù lo incontra per scendere nelle acque qualche cosa muta. Nel Battesimo di Giovanni Battista avviene una novità: non una parola, non un gesto ma la persona di Gesù.

Il più forte. Se Gesù, stando alle parole di Giovanni, è più forte e non può, per la sua indegnità, sciogliergli i lacci dei vecchi calzari per allacciargli quelli della festa di nozze, perché egli è lo Sposo.

 

Immersione: quale il significato ha dunque la sua immersione nell’acqua? Gesù con questo suo gesto compie la volontà del Padre che lo ha inviato, assimilandosi al mondo peccatore, ad Adamo e come Nuovo Adamo (privo di peccato).

Morte. L’immersione nell’acqua allude profeticamente all’affogare nella morte. Ma quando Gesù riemerge lo Spirito Santo agirà con Lui per un tempo nuovo. La Morte nel battesimo viene trasfigurata per il credente come germe e promessa di Vita nuova in Dio, all’interno della vita trinitaria.

 

Acqua e Spirito. Il battesimo che Gesù inaugurerà sarà quello nello Spirito Santo disceso su di Lui dopo l’immersione, Spirito che santificherà le acque del Giordano e tutte le acque del battesimo.

Avviene un’epifania perché i cieli si aprono. Per la tradizione del Primo Testamento l’aprirsi dei cieli era ben conosciuto come evento. La barriera fra cielo e terra non esisteva più, direttamente ci si trovava collegati con l’Altissimo. Il Padre testimonia il Figlio, lo Spirito scende su di Lui: l’epifania trinitaria si manifesta.

La colomba che aleggia sulle acque si libra su Gesù come si librava sui piccoli nel nido al momento della creazione. La colomba che portò il ramo d’ulivo nel becco quando ritornava all’arca allude al mistero di nuova creazione.

Con la visione ecco anche la voce che rende ufficiale la missione di Gesù e garantisce la sua identità.
Egli è il Figlio, così si qualifica il legame unico che lo lega all’Altissimo come Figlio amato. Tutto l’amore del Padre è rivelato in queste scarne parole. Egli, l’Eletto, viene inviatodal Padre investito della pienezza dello Spirito per la missione.Il Padre si compiace per un fatto già avvenuto nell’anticipazione profetica: tutto si sta compiendo secondo la sua volontà nel Cristo (consacrato) e mandato.

Il nostro Battesimo ci ha resi figli di Dio, partecipi della teofania trinitaria: essa può risplendere in ogni nostra azione, pur fra le difficoltà o crisi che ci stanno travolgendo: siamo già vincitori della morte e vivi della vita di Dio.

 

La teologia (H.U. von Balthasar)

 

Is 55, 1-11; 1 Gv5, 1-9; Mc 1, 7-11

Il tema che unisce i testi della festa odierna è meno l’atto del battesimo che la congiunzione tra acqua e salvezza. L’acqua è l’immagine significativa della grazia gratis donata e a un tempo purificante e refrigerante.

  1. Acqua e Spirito. Il Vangelo, che descrive il battesimo del Signore, fa aprire il cielo sulla sua obbediente partecipazione al battesimo di acqua alla fine dell’Antico Patto e fa librarsi lo Spirito sopra il battezzato, e il Padre lo dichiara suo Figlio diletto: modello di tutti coloro che dopo di lui riceveranno il battesimo cristiano: tutti riceveranno lo Spirito dall’alto e saranno rigenerati a figli di Dio. L’acqua terrena vieneassunta nell’evento trinitario del battesimo di Gesù: ciò che era finora un simbolo ora diventa parte di un sacramento, una parte insostituibile chi sarà «rigenerato dall’acqua e dallo Spirito» (Gv 3, 5), e avrà parte alla vita divina. Il Figlio incarnato si immerge nella storia della salvezza ed assume gli antichi segni – come la traversata salvifica nel diluvio (1 Pt 3, 21s.), l’immersione del popolo nell’abisso del mare (1 Cor 10,1-2) e infine il battesimo di Giovanni – li assumenel nuovo, trinitario evento salvifico.
  2. Acqua gratis. Nella prima lettura l’acqua diventa in anticipo immagine della grazia data dall’alto, senza di cui il terreno, ma anche l’assetato cuore dell’uomo, rimarrebbe asciutto. «Orsù voi che avete sete, venite tutti all’acqua, comperate senza denaro!». Tutto ciò che dev’essere acquistato con denaro «non nutre» e «non rende sazi». Con Dio non c’è nessun rapporto di scambio, bisogna semplicemente ricevere i suoi doni, che vengono paragonati con la «pioggia» che cade dal cielo, senza di cui niente germoglia sulla terra e non si ha nessun pane (v. 10). Solo ciò che viene innaffiato a partire da Dio è in grado di restituire a Dio nella pioggia da lui mandata il giusto frutto: nella parola di Dio possiamo parlare a lui, nel suo Spirito possiamo essere rigenerati per mezzo di lui.
  3. Acqua e sangue. La seconda lettura non si accontenta di «Spirito e acqua», occorre come terzo anche il sangue, quel sangue, che insieme con l’acqua scorre dal costato trafitto di Cristo. Colui che viene definito nel battesimo del Padre come il Figlio diletto ed eletto, è quello scelto per la croce, dove darà compimento a tutta la volontà del Dio trinitario. Ora «i tre, Spirito, acqua e sangue» sono diventati una unica «testimonianza per suo Figlio». Ogni battezzato deve comprendere che deve la sua figliolanza divina a questa unità di acqua e di sangue: (la morte) di Cristo; chi col battesimo entra nella vita di Cristo dovrà in qualche modo andare fino alla sua fine, per rendere testimonianza «insieme con lo Spirito» (Gv 15, 26-27) per la fede a Cristo.

L‘arte

Giacinto Montella, Battesimo di Gesù, olio su tela, 240×360, coll.priv.

 

 

L’arte

 

Giacinto Montella, pittore,è nato a Napoli nel 1946 dove vive ed opera. Di lui non sappiamo gran che, ma sorprendono leevidenti qualità artistiche pur essendo un autodidatta. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive sempre con grande successo di pubblico e critica. Opere significative della sua produzione si trovano in varie gallerie.L’indole descrittiva e realisticanon nasconde però ampie citazioni, di cui non sappiamo quanto l’artista fosse consapevole al momento della realizzazione. Possiamo riconoscere la decisa declinazione manierista, quella che oggi si ripropone in molti pittori cd.iperrealisti.

Leggiamo quest’opera, di grandi dimensioni e ricca di particolari, ove l’attenta resa figurativa e virtuosisticasono presenti su ogni centimetro di tela. Sulla linea delle citazioni riconosciamo alcuni volti (quelli scuri a destra) che sembrano prelevati dal Caravaggio, mentre a sinistra (in alto) ilgiovaneche indica la colomba dello Spirito Santo sembra “caduto dal cielo della Sistina” michelangiolesca. Il volto e il corpo di Gesù sono un misto fra Durer, Leonardo e l’Uomo della Sindone… La donna (a destra in alto) che reca l’asciugatoio è tipicamente classica (Poussin, Delatour, Canova…). È curioso analizzare su questa linea la serie di personaggi che si affastellano attorno al Cristo, sceso nel Giordano, e a Giovanni il Battezzatore. Ci stupisce l’impianto iconografico che in parte si discosta dallo schematismo tradizionale, codificato da unamultisecolare tradizione cristiana. Ma l’artista conserva, anche quando cita i grandi Maestri, un che dipopolare. Potremmo paragonarlo all’opera degli artigiani presepisti di Via San Gregorio Armeno: le vesti e i corpi, i colori e gli sfumati paiono altrettante statuette di questo singolare presepe napoletano allestito in verticale. Nella scena centrale il Battista regge con la sinistra un bastone e con la destra versa l’acqua con una conchiglia, mentre una colomba gli sta sopra e il vento scompiglia le vesti.Gesùobbedisce al progetto del Padre e discende nei “bassi”, fra la gente, fra il popolo: è un mondo di fragilità, di debolezza, di stracci e sporcizia. È una Napoli caotica e confusionaria che scende a bagnarsi sulla splendida e frastagliata insenatura partenopea. Laddove le donne scendono con i panni e con i bambini, là dove i pescatori cercano riposo dopo il lavoro notturno alcuni hanno notato l’improvviso squarcio di luce che si riverbera nella baia, e forse questo “aleggiare” su Gesù. I bambini sono incuriositi, mentre un taleche aspetta il suo turno, incurante,si sta spogliando. Una sorta di profeta regge un grande libro indicando una corrispondenza: ciò che stava leggeva ora si compie. È laBuona notizia, annunciata ai poveri.

G.P.

 

Intro

 

L’evangelista Marco racconta il battesimo di Gesù con l’abituale sobrietà. Non ha parlato (e non parlerà) della nascita di Gesù, e nemmeno della sua infanzia. Per lui, tutto ha inizio col battesimo di Gesù. I pochi versetti dedicati alla missione di Giovanni richiamano e riassumono in breve la lunga attesa, da parte dell’umanità, della venuta del Salvatore. La missione del Salvatore comincia con il far passare in secondo piano il precursore, il quale, potendo proporre soltanto un battesimo d’acqua, lascia il posto a colui che battezzerà nello Spirito Santo. Comincia una nuova era, una creazione assolutamente nuova. Il Creatore prende il posto della creatura. Il Salvatore scende nel Giordano come un peccatore, il giudice di questo mondo fa la parte di un nuovo Adamo. Gesù esce dall’acqua e intraprende la propria missione, come all’inizio l’uomo fu plasmato dal fango, mentre un flutto risaliva dalla terra e bagnava la superficie del suolo (Gen 2,6). Gesù riceve lo Spirito Santo come già un tempo: “Dio… soffiò nelle sue narici un alito di vita” (Gen 2,7). E Gesù, secondo Marco, diviene l’uomo nuovo, proprio come di Adamo si dice: “E l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). L’umanità ricomincia allora, col battesimo di Gesù, su basi nuove. Dovrà ancora passare attraverso l’esperienza della morte ed entrare quindi nella gloria della risurrezione. Dovrà ancora, e deve tuttora, trasformarsi lentamente in ogni uomo, aspettando il giorno in cui “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi… Ed egli… riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo” (Mc 13,26-27). Allora non ci sarà più battesimo (At 21).

 

 

 

 

Il vangelo

 

Mc 1,7-11Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Le parole


Giovanni Battista è un profeta che grida! Non per sobillare la folla ma per concentrare chi gli sta vicino sul mistero che ha scoperto:”Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”.
Quando Gesù lo incontra per scendere nelle acque qualche cosa muta. Nel Battesimo di Giovanni Battista avviene una novità: non una parola, non un gesto ma la persona di Gesù.

Il più forte. Se Gesù, stando alle parole di Giovanni, è più forte e non può, per la sua indegnità, sciogliergli i lacci dei vecchi calzari per allacciargli quelli della festa di nozze, perché egli è lo Sposo.

 

Immersione: quale il significato ha dunque la sua immersione nell’acqua? Gesù con questo suo gesto compie la volontà del Padre che lo ha inviato, assimilandosi al mondo peccatore, ad Adamo e come Nuovo Adamo (privo di peccato).

Morte. L’immersione nell’acqua allude profeticamente all’affogare nella morte. Ma quando Gesù riemerge lo Spirito Santo agirà con Lui per un tempo nuovo. La Morte nel battesimo viene trasfigurata per il credente come germe e promessa di Vita nuova in Dio, all’interno della vita trinitaria.

 

Acqua e Spirito. Il battesimo che Gesù inaugurerà sarà quello nello Spirito Santo disceso su di Lui dopo l’immersione, Spirito che santificherà le acque del Giordano e tutte le acque del battesimo.

Avviene un’epifania perché i cieli si aprono. Per la tradizione del Primo Testamento l’aprirsi dei cieli era ben conosciuto come evento. La barriera fra cielo e terra non esisteva più, direttamente ci si trovava collegati con l’Altissimo. Il Padre testimonia il Figlio, lo Spirito scende su di Lui: l’epifania trinitaria si manifesta.

La colomba che aleggia sulle acque si libra su Gesù come si librava sui piccoli nel nido al momento della creazione. La colomba che portò il ramo d’ulivo nel becco quando ritornava all’arca allude al mistero di nuova creazione.

Con la visione ecco anche la voce che rende ufficiale la missione di Gesù e garantisce la sua identità.
Egli è il Figlio, così si qualifica il legame unico che lo lega all’Altissimo come Figlio amato. Tutto l’amore del Padre è rivelato in queste scarne parole. Egli, l’Eletto, viene inviatodal Padre investito della pienezza dello Spirito per la missione.Il Padre si compiace per un fatto già avvenuto nell’anticipazione profetica: tutto si sta compiendo secondo la sua volontà nel Cristo (consacrato) e mandato.

Il nostro Battesimo ci ha resi figli di Dio, partecipi della teofania trinitaria: essa può risplendere in ogni nostra azione, pur fra le difficoltà o crisi che ci stanno travolgendo: siamo già vincitori della morte e vivi della vita di Dio.

 

La teologia (H.U. von Balthasar)

 

Is 55, 1-11; 1 Gv5, 1-9; Mc 1, 7-11

Il tema che unisce i testi della festa odierna è meno l’atto del battesimo che la congiunzione tra acqua e salvezza. L’acqua è l’immagine significativa della grazia gratis donata e a un tempo purificante e refrigerante.

  1. Acqua e Spirito. Il Vangelo, che descrive il battesimo del Signore, fa aprire il cielo sulla sua obbediente partecipazione al battesimo di acqua alla fine dell’Antico Patto e fa librarsi lo Spirito sopra il battezzato, e il Padre lo dichiara suo Figlio diletto: modello di tutti coloro che dopo di lui riceveranno il battesimo cristiano: tutti riceveranno lo Spirito dall’alto e saranno rigenerati a figli di Dio. L’acqua terrena vieneassunta nell’evento trinitario del battesimo di Gesù: ciò che era finora un simbolo ora diventa parte di un sacramento, una parte insostituibile chi sarà «rigenerato dall’acqua e dallo Spirito» (Gv 3, 5), e avrà parte alla vita divina. Il Figlio incarnato si immerge nella storia della salvezza ed assume gli antichi segni – come la traversata salvifica nel diluvio (1 Pt 3, 21s.), l’immersione del popolo nell’abisso del mare (1 Cor 10,1-2) e infine il battesimo di Giovanni – li assumenel nuovo, trinitario evento salvifico.
  2. Acqua gratis. Nella prima lettura l’acqua diventa in anticipo immagine della grazia data dall’alto, senza di cui il terreno, ma anche l’assetato cuore dell’uomo, rimarrebbe asciutto. «Orsù voi che avete sete, venite tutti all’acqua, comperate senza denaro!». Tutto ciò che dev’essere acquistato con denaro «non nutre» e «non rende sazi». Con Dio non c’è nessun rapporto di scambio, bisogna semplicemente ricevere i suoi doni, che vengono paragonati con la «pioggia» che cade dal cielo, senza di cui niente germoglia sulla terra e non si ha nessun pane (v. 10). Solo ciò che viene innaffiato a partire da Dio è in grado di restituire a Dio nella pioggia da lui mandata il giusto frutto: nella parola di Dio possiamo parlare a lui, nel suo Spirito possiamo essere rigenerati per mezzo di lui.
  3. Acqua e sangue. La seconda lettura non si accontenta di «Spirito e acqua», occorre come terzo anche il sangue, quel sangue, che insieme con l’acqua scorre dal costato trafitto di Cristo. Colui che viene definito nel battesimo del Padre come il Figlio diletto ed eletto, è quello scelto per la croce, dove darà compimento a tutta la volontà del Dio trinitario. Ora «i tre, Spirito, acqua e sangue» sono diventati una unica «testimonianza per suo Figlio». Ogni battezzato deve comprendere che deve la sua figliolanza divina a questa unità di acqua e di sangue: (la morte) di Cristo; chi col battesimo entra nella vita di Cristo dovrà in qualche modo andare fino alla sua fine, per rendere testimonianza «insieme con lo Spirito» (Gv 15, 26-27) per la fede a Cristo.

L‘arte

Giacinto Montella, Battesimo di Gesù, olio su tela, 240×360, coll.priv.

 

 

L’arte

 

Giacinto Montella, pittore,è nato a Napoli nel 1946 dove vive ed opera. Di lui non sappiamo gran che, ma sorprendono leevidenti qualità artistiche pur essendo un autodidatta. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive sempre con grande successo di pubblico e critica. Opere significative della sua produzione si trovano in varie gallerie.L’indole descrittiva e realisticanon nasconde però ampie citazioni, di cui non sappiamo quanto l’artista fosse consapevole al momento della realizzazione. Possiamo riconoscere la decisa declinazione manierista, quella che oggi si ripropone in molti pittori cd.iperrealisti.

Leggiamo quest’opera, di grandi dimensioni e ricca di particolari, ove l’attenta resa figurativa e virtuosisticasono presenti su ogni centimetro di tela. Sulla linea delle citazioni riconosciamo alcuni volti (quelli scuri a destra) che sembrano prelevati dal Caravaggio, mentre a sinistra (in alto) ilgiovaneche indica la colomba dello Spirito Santo sembra “caduto dal cielo della Sistina” michelangiolesca. Il volto e il corpo di Gesù sono un misto fra Durer, Leonardo e l’Uomo della Sindone… La donna (a destra in alto) che reca l’asciugatoio è tipicamente classica (Poussin, Delatour, Canova…). È curioso analizzare su questa linea la serie di personaggi che si affastellano attorno al Cristo, sceso nel Giordano, e a Giovanni il Battezzatore. Ci stupisce l’impianto iconografico che in parte si discosta dallo schematismo tradizionale, codificato da unamultisecolare tradizione cristiana. Ma l’artista conserva, anche quando cita i grandi Maestri, un che dipopolare. Potremmo paragonarlo all’opera degli artigiani presepisti di Via San Gregorio Armeno: le vesti e i corpi, i colori e gli sfumati paiono altrettante statuette di questo singolare presepe napoletano allestito in verticale. Nella scena centrale il Battista regge con la sinistra un bastone e con la destra versa l’acqua con una conchiglia, mentre una colomba gli sta sopra e il vento scompiglia le vesti.Gesùobbedisce al progetto del Padre e discende nei “bassi”, fra la gente, fra il popolo: è un mondo di fragilità, di debolezza, di stracci e sporcizia. È una Napoli caotica e confusionaria che scende a bagnarsi sulla splendida e frastagliata insenatura partenopea. Laddove le donne scendono con i panni e con i bambini, là dove i pescatori cercano riposo dopo il lavoro notturno alcuni hanno notato l’improvviso squarcio di luce che si riverbera nella baia, e forse questo “aleggiare” su Gesù. I bambini sono incuriositi, mentre un taleche aspetta il suo turno, incurante,si sta spogliando. Una sorta di profeta regge un grande libro indicando una corrispondenza: ciò che stava leggeva ora si compie. È laBuona notizia, annunciata ai poveri.

G.P.

 

Intro

 

L’evangelista Marco racconta il battesimo di Gesù con l’abituale sobrietà. Non ha parlato (e non parlerà) della nascita di Gesù, e nemmeno della sua infanzia. Per lui, tutto ha inizio col battesimo di Gesù. I pochi versetti dedicati alla missione di Giovanni richiamano e riassumono in breve la lunga attesa, da parte dell’umanità, della venuta del Salvatore. La missione del Salvatore comincia con il far passare in secondo piano il precursore, il quale, potendo proporre soltanto un battesimo d’acqua, lascia il posto a colui che battezzerà nello Spirito Santo. Comincia una nuova era, una creazione assolutamente nuova. Il Creatore prende il posto della creatura. Il Salvatore scende nel Giordano come un peccatore, il giudice di questo mondo fa la parte di un nuovo Adamo. Gesù esce dall’acqua e intraprende la propria missione, come all’inizio l’uomo fu plasmato dal fango, mentre un flutto risaliva dalla terra e bagnava la superficie del suolo (Gen 2,6). Gesù riceve lo Spirito Santo come già un tempo: “Dio… soffiò nelle sue narici un alito di vita” (Gen 2,7). E Gesù, secondo Marco, diviene l’uomo nuovo, proprio come di Adamo si dice: “E l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). L’umanità ricomincia allora, col battesimo di Gesù, su basi nuove. Dovrà ancora passare attraverso l’esperienza della morte ed entrare quindi nella gloria della risurrezione. Dovrà ancora, e deve tuttora, trasformarsi lentamente in ogni uomo, aspettando il giorno in cui “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi… Ed egli… riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo” (Mc 13,26-27). Allora non ci sarà più battesimo (At 21).

 

 

 

 

Il vangelo

 

Mc 1,7-11Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Le parole


Giovanni Battista è un profeta che grida! Non per sobillare la folla ma per concentrare chi gli sta vicino sul mistero che ha scoperto:”Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”.
Quando Gesù lo incontra per scendere nelle acque qualche cosa muta. Nel Battesimo di Giovanni Battista avviene una novità: non una parola, non un gesto ma la persona di Gesù.

Il più forte. Se Gesù, stando alle parole di Giovanni, è più forte e non può, per la sua indegnità, sciogliergli i lacci dei vecchi calzari per allacciargli quelli della festa di nozze, perché egli è lo Sposo.

 

Immersione: quale il significato ha dunque la sua immersione nell’acqua? Gesù con questo suo gesto compie la volontà del Padre che lo ha inviato, assimilandosi al mondo peccatore, ad Adamo e come Nuovo Adamo (privo di peccato).

Morte. L’immersione nell’acqua allude profeticamente all’affogare nella morte. Ma quando Gesù riemerge lo Spirito Santo agirà con Lui per un tempo nuovo. La Morte nel battesimo viene trasfigurata per il credente come germe e promessa di Vita nuova in Dio, all’interno della vita trinitaria.

 

Acqua e Spirito. Il battesimo che Gesù inaugurerà sarà quello nello Spirito Santo disceso su di Lui dopo l’immersione, Spirito che santificherà le acque del Giordano e tutte le acque del battesimo.

Avviene un’epifania perché i cieli si aprono. Per la tradizione del Primo Testamento l’aprirsi dei cieli era ben conosciuto come evento. La barriera fra cielo e terra non esisteva più, direttamente ci si trovava collegati con l’Altissimo. Il Padre testimonia il Figlio, lo Spirito scende su di Lui: l’epifania trinitaria si manifesta.

La colomba che aleggia sulle acque si libra su Gesù come si librava sui piccoli nel nido al momento della creazione. La colomba che portò il ramo d’ulivo nel becco quando ritornava all’arca allude al mistero di nuova creazione.

Con la visione ecco anche la voce che rende ufficiale la missione di Gesù e garantisce la sua identità.
Egli è il Figlio, così si qualifica il legame unico che lo lega all’Altissimo come Figlio amato. Tutto l’amore del Padre è rivelato in queste scarne parole. Egli, l’Eletto, viene inviatodal Padre investito della pienezza dello Spirito per la missione.Il Padre si compiace per un fatto già avvenuto nell’anticipazione profetica: tutto si sta compiendo secondo la sua volontà nel Cristo (consacrato) e mandato.

Il nostro Battesimo ci ha resi figli di Dio, partecipi della teofania trinitaria: essa può risplendere in ogni nostra azione, pur fra le difficoltà o crisi che ci stanno travolgendo: siamo già vincitori della morte e vivi della vita di Dio.

 

La teologia (H.U. von Balthasar)

 

Is 55, 1-11; 1 Gv5, 1-9; Mc 1, 7-11

Il tema che unisce i testi della festa odierna è meno l’atto del battesimo che la congiunzione tra acqua e salvezza. L’acqua è l’immagine significativa della grazia gratis donata e a un tempo purificante e refrigerante.

  1. Acqua e Spirito. Il Vangelo, che descrive il battesimo del Signore, fa aprire il cielo sulla sua obbediente partecipazione al battesimo di acqua alla fine dell’Antico Patto e fa librarsi lo Spirito sopra il battezzato, e il Padre lo dichiara suo Figlio diletto: modello di tutti coloro che dopo di lui riceveranno il battesimo cristiano: tutti riceveranno lo Spirito dall’alto e saranno rigenerati a figli di Dio. L’acqua terrena vieneassunta nell’evento trinitario del battesimo di Gesù: ciò che era finora un simbolo ora diventa parte di un sacramento, una parte insostituibile chi sarà «rigenerato dall’acqua e dallo Spirito» (Gv 3, 5), e avrà parte alla vita divina. Il Figlio incarnato si immerge nella storia della salvezza ed assume gli antichi segni – come la traversata salvifica nel diluvio (1 Pt 3, 21s.), l’immersione del popolo nell’abisso del mare (1 Cor 10,1-2) e infine il battesimo di Giovanni – li assumenel nuovo, trinitario evento salvifico.
  2. Acqua gratis. Nella prima lettura l’acqua diventa in anticipo immagine della grazia data dall’alto, senza di cui il terreno, ma anche l’assetato cuore dell’uomo, rimarrebbe asciutto. «Orsù voi che avete sete, venite tutti all’acqua, comperate senza denaro!». Tutto ciò che dev’essere acquistato con denaro «non nutre» e «non rende sazi». Con Dio non c’è nessun rapporto di scambio, bisogna semplicemente ricevere i suoi doni, che vengono paragonati con la «pioggia» che cade dal cielo, senza di cui niente germoglia sulla terra e non si ha nessun pane (v. 10). Solo ciò che viene innaffiato a partire da Dio è in grado di restituire a Dio nella pioggia da lui mandata il giusto frutto: nella parola di Dio possiamo parlare a lui, nel suo Spirito possiamo essere rigenerati per mezzo di lui.
  3. Acqua e sangue. La seconda lettura non si accontenta di «Spirito e acqua», occorre come terzo anche il sangue, quel sangue, che insieme con l’acqua scorre dal costato trafitto di Cristo. Colui che viene definito nel battesimo del Padre come il Figlio diletto ed eletto, è quello scelto per la croce, dove darà compimento a tutta la volontà del Dio trinitario. Ora «i tre, Spirito, acqua e sangue» sono diventati una unica «testimonianza per suo Figlio». Ogni battezzato deve comprendere che deve la sua figliolanza divina a questa unità di acqua e di sangue: (la morte) di Cristo; chi col battesimo entra nella vita di Cristo dovrà in qualche modo andare fino alla sua fine, per rendere testimonianza «insieme con lo Spirito» (Gv 15, 26-27) per la fede a Cristo.