Ecce_homo, Antoni CiseriAntonio Ciseri, Ecce Homo, 1871

 

Antonio Ciseri fu pittore svizzero-italiano che chiese e ottenne la cittadinanza italiana per protesta contro il fisco svizzero.  Nacque a Ronco di Ascona, in Canton Ticino, il 25 ottobre 1821 da Giovan
Francesco, anch’egli pittore, e da Caterina Materni e morì a Firenze, l’8 marzo 1891. Trasferitosi a Firenze nel 1833, sviluppò il suo talento artistico presso l’Accademia di Belle Arti con l’aiuto dei maestri Niccola e Pietro Benvenuti. I suoi dipinti a carattere religioso sono raffaelleschi, oggi si direbbe “ipermanieristi” per lo stile compositivo e per le visioni nitide. Come molti pittori realisti che operarono a cavallo fra otto e novecento ricercò questo pathos derivante dalla composizione quasi fotografica. Dipinse molte opere su commissione da parte di varie chiese in Italia e Svizzera. e un gran numero di ritratti, ad esempio di suo suocero Gaetano Bianchini. In questa sua opera. l’Ecce Homo (Ecco l’uomo), Ponzio Pilato presenta Gesù nella corte pretoria di Gerusalemme. Insieme all’Autore riteniamo anche noi che il mondo e le nostre Città siano piene di eroi, pronti a sacrificare e a sacrificarsi per il consenso, per la “sedia”, per la tranquillità, per il ruolo. Ecologia, salute, giustizia… l’altare di questi moderni sacerdoti è sempre fumante. A destra, ormai nella penombra, la moglie di Pilato se ne va arrossendo. Ma le telecamere o la carta stampata non ammettono tentennamenti, fosse solo quella leggera inquietudine quando si fa sera… G.P.

INTRO

È allo stesso tempo l’ora della luce e l’ora delle tenebre.  L’ora della luce, l’autorivelazione di Gesù che si fa “pane spezzato donato per amore”, (“Io sono il pane della vita… Tutto ciò che il Padre mi dà verrà a me: colui che viene a me non lo respingerò… E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti l’ultimo giorno” (Gv 6,35-39). Come la morte è arrivata dall’uomo così anche la risurrezione è arrivata dall’uomo, il mondo è stato salvato per mezzo di lui. Questa è la luce della Cena.
Ma questo è anche l’ora preannunziata della tenebra. Nessuno ha attraversato il suo segreto. Giuda era un brav’uomo, come molti altri, chiamato come gli altri: egli era annunciato dai profeti, e quello che doveva accadere è accaduto. In lui la disperazione ha avuto la meglio sul pentimento. Giuda ha tradito, e Pietro che ha rinnegato Cristo. Perché nessuno si è interessato al pentimento di Giuda? Gesù l’ha chiamato “amico”. È veramente lecito pensare che si trattasse di una triste pennellata di stile, affinché sullo sfondo chiaro, il nero apparisse ancora più nero, e il tradimento più ripugnante? Perché Gesù l’ha chiamato “amico”? È la sarcastica amarezza di una persona tradita? O forse questa è l’ultima vocazione degli amici? In Giuda si compirono le Scritture, e proprio per questo non chiariremo mai il mistero di Giuda, né quello del rimorso che non cambia le cose. Forse.

 

 

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