(pubbl. 2/4/19)

LA MISERA E LA MISERICORDIA NELL’ARTE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lucas Cranach il Giovane (1515, Wittenberg – 1586, Weimar), Cristo e la donna colta in adulterio, dopo il 1532, Olio su cuoio riportato su tavola, 84 x 123 cm,  Hermitage, St. Petersburg

 

Ci sono almeno due versioni del Lucas Cranach, padre e figlio sul tema dell’ “Adultera”: preferiamo la presente del Lucas il Giovane, per la densità psicologica con cui indaga i soggetti del brano evangelico odierno. L’autore cominciò la carriera come apprendista nella bottega paterna, insieme col fratello Hans, ottenendo notevoli successi, e continuando l’attività paterna ereditandone, alla sua morte, l’attivissima bottega.Il pittore potè avvalersi ampiamente sulla produttività della sua bottega.Cranach il Giovane è noto per i ritratti e le versioni semplici e chiare di scene evangeliche. Lo stile della sua pittura è così simile a quello del padre, da creare talvolta difficoltà nell’attribuzione.

Cranach fu ideatore di opere illustrative i temi evangelici per la nuova teologia luterana, spesso a commento dei testi a sostegno della cd. dottrina sulla “Giustificazione per mezzo della fede”. In Cristo e l’adultera, Cranach elabora unʹesemplare sintesi artistica per tale dottrina. Attraverso un primo piano di mezze figure affastellate densamente, e scegliendo uno sfondo scuro che riduce ulteriormente l’apertura visuale, Cranach presentizza il messaggio in modo diretto, immediato.

Probabilmente progettate fuori da Wittenberg intorno al 1525, Cranach realizzò queste opere in stretta vicinanza cronologica, sul tema riformistico della “sola fede”, ma anche dedicandosi alla produzione di una grande quantità di commissioni da mecenati cattolici. Tra il 1519-1520 ed il 1525 Cranach progettò quasi interamente la decorazione della chiesa residenziale di Halle per il cardinale Albrecht di Brandeburgo. Nel 1537/1538, su commissione del Principe Elettore Gioacchino II di Brandeburgo (1505‐1571), lʹartista fornì una serie di pale d’altare per il Duomo di Berlino. Probabilmente, nellʹaccettare queste commissioni, Cranach chiese il consenso del suo signore, Federico il Saggio, che seppe valorizzare la produzione artistica del  pittore di corte, come strumento diplomatico, nel tentativo di realizzare accordi pacifici con i principi cattolici. A differenza delle prospettive calviniste, Lutero stesso giustificò lʹutilizzo (didattico) dellʹimmagine religiosa. Come si può osservare in Cristo e l’adultera, la produzione artistica in epoca riformista preferì uno stile prevalentemente descrittivo, per una narrazione concisa, sintetica, talvolta priva di pathos: ciò si riconosce nella  semplicità di composizione, nella fin troppo evidente chiarezza dei dettagli e nella vivida combinazione di colori. Spesso il messaggio viene supportato da iscrizioni, quasi a voler escludere interpretazioni scorrette.

“Misericordia et misera”, titolo della Lettera di papa Francesco su questi temi,  sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera (cfr Gv 8,1-11). Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: «Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia»  Una donna e Gesù si sono incontrati. Lei, adultera e, secondo la Legge, giudicata passibile di lapidazione; Lui, che con la sua predicazione e il dono totale di sé, che lo porterà alla croce, ha riportato la legge mosaica al suo genuino intento originario. Al centro non c’è la legge e la giustizia legale, ma l’amore di Dio, che sa leggere nel cuore di ogni persona, per comprenderne il desiderio più nascosto, e che deve avere il primato su tutto. In questo racconto evangelico, tuttavia, non si incontrano il peccato e il giudizio in astratto, ma una peccatrice e il Salvatore. Gesù ha guardato negli occhi quella donna e ha letto nel suo cuore: vi ha trovato il desiderio di essere capita, perdonata e liberata. La miseria del peccato è stata rivestita dalla misericordia dell’amore. Nessun giudizio da parte di Gesù che non fosse segnato dalla pietà e dalla compassione per la condizione della peccatrice. A chi voleva giudicarla e condannarla a morte, Gesù risponde con un lungo silenzio, che vuole lasciar emergere la voce di Dio nelle coscienze, sia della donna sia dei suoi accusatori. I quali lasciano cadere le pietre dalle mani e se ne vanno ad uno ad uno (cfr Gv 8,9). E dopo quel silenzio, Gesù dice: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? … Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (vv. 10-11). In questo modo la aiuta a guardare al futuro con speranza e ad essere pronta a rimettere in moto la sua vita; d’ora in avanti, se lo vorrà, potrà “camminare nella carità” (cfr Ef 5,2). Una volta che si è rivestiti della misericordia, anche se permane la condizione di debolezza per il peccato, essa è sovrastata dall’amore che permette di guardare oltre e vivere diversamente”. (papa Francesco)

Gino Prandina

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