Michelangelo Buonarroti (Caprese 1475 – Roma 1564), Sacra famiglia, detta “Tondo Doni”, 1505 –

1506, Gli Uffizi, Sala 41, Tempera grassa su tavola, 120 (diametro), inv. 1890 n. 1456.

L’arte

Michelangelo dipinse questa Sacra Famiglia per Agnolo Doni, ricco mercante fiorentino, che locommissionò per il matrimonio con Maddalena Strozzi nel 1504. Fu un periodo cruciale per l’arte a Firenze. Nella città di Leonardo c’erano anche Michelangelo e Raffaello, che contribuirono in maniera determinante allo sviluppo artistico del già vivace ambiente fiorentino, che nel primo decennio del secolo visse una stagione di altissimo fervore culturale. Agnolo celebrò dunque lesue nobili nozze e la nascita della primogenita con alcune delle massime espressioni di questa eccezionale fioritura: i ritratti dei due coniugi dipinti da Raffaello, e il tondo, che è l’unico dipinto su tavola sicuramente di Michelangelo. Il Maestro andava studiando le potenzialità del formato circolare, assai apprezzato nel primo Rinascimento, e lo usò per arredi devozionali domestici, nei marmi del “Tondo Pitti” (Museo Nazionale del Bargello) e del “Tondo Taddei” (alla Royal Academy di Londra): in entrambi la Madonna, il Bambino e San Giovannino occupano buona parte del rilievo. Il “Tondo Doni” è concepito come una scultura: la composizione piramidale della Famiglia in primo piano s’impone su quasi tutto lo spazio della tavola. Nella sua compattezza il gruppo ricorda la struttura di una cupola, animata al suo interno dalle torsioni dei corpi e dalla concatenazione di gesti prodotti dal delicato passaggio del Bambino dalle mani di Giuseppe a quelle di Maria. La composizione risulta così articolata ed espressiva grazie alle conoscenze e studio di Michelangelo dei grandi marmi ellenistici (sec. III-I a. C) che stavano emergendo dagli scavi delle ville romane. Essi erano contraddistinti da movimenti a serpentino e da forte espressività. Alcuni di questi importanti ritrovamenti, come l’Apollo del Belvedere e il Laocoonte (scoperto nel gennaio 1506), sono citati puntualmente nelle figure di nudi in piedi, appoggiati a una balaustra (rispettivamente a sinistra e a destra di San Giuseppe). La presenza di Laocoonte permette di ipotizzare per il tondo una datazione che coincide con la nascita di Maria Doni (settembre 1507). I giovani nudi, la cui identificazione è complessa, sembrano rappresentare l’umanità pagana, separata dalla Sacra Famiglia. Nella figura in secondo piano, a destra, pare che l’Autore abbia voluto “svelare” il proprio autoritratto; oppure che alcuni intendessero proditoriamente “svelarne” alcuni tratti biografici. Il basso muretto rappresenta il peccato originale. Il San Giovannino, suggerisce infine l’interpretazione battesimale del dipinto. L’evento dell’incarnazione del Verbo è la rivelazione perfetta e insuperabile del mistero di Dio. È nella “storia del Verbo” (san Bernardo) che l’uomo può vedere la gloria di Dio e così la vita eterna è già donata all’uomo, mentre ancora vive nel tempo. Il disegno misterioso di Dio sull’umanità ora è pienamente svelato: a chi accoglie il Verbo fatto carne viene donato il potere di diventare figlio di Dio. L’uomo è chiamato a divenire partecipe della stessa filiazione divina del Verbo: ad essere nel Verbo Incarnato figlio del Padre. E il Padre genera nel Verbo Incarnato anche ogni uomo e in lui vede e ama ogni persona umana. È la suprema rivelazione della dignità di ogni persona umana, della singolare preziosità di ogni uomo.

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