(pubbl.18 dic. 2019)
Da EVANGELII GAUDIUM n. 156.
“Alcuni credono di poter essere buoni predicatori perché sanno quello che devono dire, però trascurano il come, il modo concreto di sviluppare una predicazione. Si arrabbiano quando gli altri non li ascoltano o non li apprezzano, ma forse non si sono impegnati a cercare il modo adeguato di presentare il messaggio. Ricordiamo che «l’importanza evidente del contenuto dell’evangelizzazione non deve nasconderne l’importanza delle vie e dei mezzi». La preoccupazione per la modalità della predicazione è anch’essa un atteggiamento profondamente spirituale. Significa rispondere all’amore di Dio, dedicandoci con tutte le nostre capacità e la nostra creatività alla missione che Egli ci affida; ma è anche un esercizio squisito di amore al prossimo, perché non vogliamo offrire agli altri qualcosa di scarsa qualità. Nella Bibbia, per esempio, troviamo la raccomandazione di preparare la predicazione per assicurare ad essa una misura adeguata: «Compendia il tuo discorso. Molte cose in poche parole» (Sir 32,8).
n. 157. Solo per esemplificare, ricordiamo alcuni strumenti pratici, che possono arricchire una predicazione e renderla più attraente. Uno degli sforzi più necessari è imparare ad usare immagini nella predicazione, vale a dire a parlare con immagini. A volte si utilizzano esempi per rendere più comprensibile qualcosa che si intende spiegare, però quegli esempi spesso si rivolgono solo al ragionamento; le immagini, invece, aiutano ad apprezzare ed accettare il messaggio che si vuole trasmettere. Un’immagine attraente fa sì che il messaggio venga sentito come qualcosa di familiare, vicino, possibile, legato alla propria vita. Un’immagine ben riuscita può portare a gustare il messaggio che si desidera trasmettere, risveglia un desiderio e motiva la volontà nella direzione del Vangelo. Una buona omelia, come mi diceva un vecchio maestro, deve contenere “un’idea, un sentimento, un’immagine”.