Bruno CECCOBELLI, DOMENICA V DI PASQUA – Gv 15,1-8, LEZIONARIO CEI, tecnica mista su carta 30×19,6

Dall’importanza della Parola di Dio nella celebrazione nasce il significato e l’importanza del Lezionario che custodisce questa Parola. Esso richiama il “modo” in cui la Chiesa legge la Scrittura: «la Chiesa segue fedelmente nella liturgia quel modo di leggere e di interpretare le sacre Scritture, a cui ricorse Cristo stesso, che a partire dall’”oggi” del suo evento esorta a scrutare tutte le Scritture» (OLM, 3). La pubblicazione dei nuovi Lezionari, continuando l’antica tradizione dei libri destinati alla proclamazione della Parola di Dio nelle celebrazioni, testimonia una 4 rinnovata fedeltà al rinnovamento voluto dal Vaticano II, soprattutto riguardo all’abbondanza di Scrittura da offrire al popolo di Dio. L’opera prevede la pubblicazione di 9 volumi: tre per il Lezionario domenicale festivo; tre per quello feriale e gli ultimi tre per le celebrazioni dei Santi, per le Messe Rituali e votive e “ad diversae”. Ritornano le parole di papa Paolo VI rivolte agli artisti: «Il Nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione. perché, come sapete, il Nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio. E in questa operazione, che travasa il mondo invisibile in formule accessibili, inintelligibili, voi siete maestri. È il vostro mestiere, la vostra missione; e la vostra arte è proprio quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forma, di accessibilità» (Messa dell’Ascensione, 7 maggio 1964). Il nuovo Lezionario testimonia, quindi , pur tra alterne vicende, l’attenzione della chiesa verso gli artisti. Con le sue 88 tavole (compresa la copertina) il nuovo Lezionario conferma non solo il risultato di un dialogo tra la Chiesa e l’arte, ma allo stesso tempo, proprio nella varietà delle proposte, testimonia uno sguardo ampio, senza pregiudizi, verso quegli artisti che sono considerati qualificati rappresentanti del dibattito critico-culturale contemporaneo, sia in campo nazionale che internazionale. Oltre a Bruno Ceccobelli, autore di 4 opere, fra cui l’immagine evangelica di questa domenica, molti artisti italiani hanno offerto le loro opere. Ma «abbiamo voluto – sottolinea osserva G. Billi, curatore dell’iniziativa – che accanto ai “mostri sacri” ci fossero anche artisti meno noti eppure molto val idi, segno di una committenza attenta al valore dei linguaggi, che non è detto debba coincidere necessariamente con la grande notorietà». Li elenchiamo qui con il numero di opere riprodotte: Tito Amodei (2), Paolo Annibali (1), Guido Bertagna (1), Umberto Buscioni (1), Angelo Casciello (3), Piero Casentini (5), Sandro Chia (2), Stefano Di Stasio (3), Margareth Dorigatti (4), Letizia Fornasieri (2), Alessandra Giovannoni (4), Giuliano Giuliani (6), Carlo Lorenzetti (2), Mirko Marchelli (1), Giancarlo Marchese (2), Antonio Miccichè (2), Claudio Olivieri (3), Luigi Pagano (5), Mimmo Paladino (8), Chiara Pasquetti (2), Arnaldo Pomodoro (1), Massimo Pulini (3), Mario Raciti (1), Oliviero Rainaldi (1), Costantino Ruggeri (1), Enrico Savelli (1), Marco Tirelli (1), Valentino Vago (3), Velasco Vitali (8), William Xerra (4).

Intro

Nei discorsi di addio del Vangelo secondo san Giovanni (capitoli 13-17) l’evangelista prende spunto dalle parole di Gesù per riflettere, con il carisma che gli è proprio, sulla vita dei credenti dal tempo dell’Ascensione al ritorno del Signore. Egli si riconosce talmente legato al Signore attraverso lo Spirito di Dio che parla ai suoi ascoltatori e ai suoi lettori usando l’“io” di Cristo. Per mezzo della sua voce, il Signore rivela a coloro che credono in lui qual è la loro situazione, ordinando loro di agire in modo giusto. 
È durante la festa liturgica delle domeniche che vanno da Pasqua alla Pentecoste che la Chiesa propone alla lettura questi discorsi, per mostrare ai credenti cos’è infine importante per la loro vita. Attraverso un paragone, il Signore ci rivela oggi che tutti quelli che gli sono legati mediante la fede vivono in vera simbiosi. Come i tralci della vite, che sono generati e nutriti dalla vite stessa, noi cristiani siamo legati in modo vitale a Gesù Cristo nella comunità della Chiesa. Vi sono molte condizioni perché la forza vitale e la grazia di Cristo possano portare i loro frutti nella nostra vita: ogni tralcio deve essere liberato dai germogli superflui, deve essere sano e reagire in simbiosi fertile con la vite. 
Per mezzo del battesimo, Cristo ci ha accolti nella sua comunità. E noi siamo stati liberati dai nostri peccati dalla parola sacramentale di Cristo. La grazia di Cristo non può agire in noi che nella misura in cui noi la lasciamo agire. La Provvidenza divina veglierà su di noi e si prenderà cura di noi se saremo pronti. Ma noi non daremo molti frutti se non restando attaccati alla vite per tutta la vita. Cioè: se viviamo coscienziosamente la nostra vita come membri della Chiesa di Cristo. Poiché, agli occhi di Dio, ha valore duraturo solo ciò che è compiuto in seno alla comunità, con Gesù Cristo e nel suo Spirito: “Senza di me non potete far nulla”. Chi l’ha riconosciuto, può pregare Dio di aiutarlo affinché la sua vita sia veramente fertile nella fede e nell’amore. 

Il vangelo

Gv 15,1-8     Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

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